L'educazione, i genitori, la società' ci "impone" regole e sistemi di vita ai quali spesso ci adeguiamo senza essere d'accordo. Ci viene imposto di essere buoni, gentili, educati, rispettosi, perché' se non agiamo con questi criteri, entriamo nella lista dei "cattivi".
Il viaggio evolutivo della conoscenza di se stessi passa attraverso la conoscenza di noi stessi e delle nostre emozioni.
E' molto meglio essere sgradevoli che essere bugiardi, pensate a quante volte scegliete il contrario e preferite mentire piuttosto che tacere o dire la verita'. Quante volte abbiamo il coraggio di dire cio' che pensiamo senza timori delle reazioni altrui o di perdere l'amicizia o l'amore di qualcuno? Propongo un attuo di riflessione.
Se abbiamo iniziato un percorso evolutivo ( e tutti lo abbiamo iniziato visto che stiamo vivendo l'esperienza terrena) possiamo renderci conto che le bugie chiudono il nostro 5 chakra, impediscono la espressione di noi stessi. Pensiamo una cosa e ne diciamo un altra. Siamo nella totale disfunzionalita'. Allo stesso identico modo stiamo agendo quando dentro sentiamo di non aver nessun desiderio di fare una azione e per le convenzioni sociali ci imponiamo di farla. Per educazione, per rispetto verso gli anziani, verso il compagno/a, le convenzioni, la società'. Il concetto non e' come ci comportiamo ma e' come ci sentiamo nel farlo. Prendersi la totale responsabilità' della propria vita significa anche questo: mi assumo la paternità' della mia esistenza e so esattamente cosa e' bene per me in questo momento e lo faccio. Portando al limite il discorso noi siamo liberi di fare tutto, anche di uccidere e rubare, per la nostra evoluzione e' importante assumere la totale paternità delle nostre azioni.
Veniamo invitati a un evento mondano al quale non abbiamo nessun desiderio di partecipare ma sappiamo che la maggioranza aspetta la nostra presenza. Non andiamoci. Ossia prendiamo le nostre decisioni e non pensiamoci più'. Senza sensi di colpa, senza rimuginanti, senza le cosiddette "seghe mentali". A livello energetico, facciamo molto più' danno all'Universo e quindi a noi stessi, facendo cio' che non desideriamo fare, andando in un luogo desiderando di essere altrove o facendo un gesto di apparente generosità' quando dentro sentiamo che e' una rottura di scatole.
Stiamo creando un sacco di energia densa che resta nella nostra aura, in primis, e dato che siamo tutti UNO, va ad abbassare la frequenza energetica comune. Il SANO egoismo e' il primo passo verso la liberazione e la evoluzione. Ossia iniziamo ad uscire dagli schemi per poter lavorare sulle nostre emozioni. Ovvio che prima di fare una scelta ascolto le mie emozioni, medito, mi rilasso e prendo la decisione in uno stato di serenità emozionale. La azione/reazione non ha mai funzionato molto bene e segue non funzionando. E' il modo migliore per innescare reazioni a catena inutili e creatrici di energia negava ( che non fluisce).
Osho dice che c'e' del "fare" anche nel "non fare", condivido pienamente e il "non fare" e' fermarsi ad ascoltarsi che e' molto più' produttivo del reagire sotto l'effetto emozionale.
Buddha fece molte esperienze nella sua vita terrena, ricchezza, svaghi e totale inconsapevolezza, abbandono moglie e figlio per la ricerca dell'illuminazione, anni di meditazione profonda nella jungla mangiando un chicco di riso al giorno e fango e radici, per comprendere che l'unica via e' quella dell'equilibrio. Secondo la visione comune il fatto di aver abbandonato una moglie e un figlio, in india a quell'epoca, potrebbe essere "giudicata" una azione da marito un po' bastardo. Sapiamo bene che le mogli in india non avevano nessuna speranza di vita futura quando il marito le abbandonava, nessun diritto e nessun aiuto. Quindi Buddha o Siddarta secondo i nostri canoni e' stato un bel bastardo. Il problema non e' questo, il suo percorso ha dovuto passare anche attraverso quella esperienza per poter raggiungere l'illuminazione. Forse se fosse rimasto a fare il bravo marito non sarebbe diventato Buddha, possiamo saperlo? no. D'altra parte se Yashodhara, moglie di Siddharta, ha vissuto l'esperienza dell'abbandono, certamente aveva a che fare con lei e con la sua evoluzione.
Il concetto e' quello di uscire dai dogmi e uscire dai primi tre chakra, che sono quello totalmente dominati dall'Ego, dalla nostra parte incosciente, che ha un pessimo rapporto con la nostra anima e che ha paura di tutto e incasella tutto e giudica in continuazione.
Non sto incitando a lasciare mogli e figli o a fare le azioni più' strane, sto incitando a iniziare a pensare che esistono modi di vivere che si allontanano dalle "norme" che ci sono state inculcate. L'essere BUONI non deve essere una imposizione, AMARE il prossimo arriva da solo il giorno che impariamo ad amare noi stessi. Quando entriamo nella frequenza del 4 chakra e nella consapevolezza che esiste la luce in ogni luogo e persona e che gli altri non sono separati da me e che tutti siamo coscienza, viene naturale amare. Viene anche naturale decidere in ogni istante per il nostro miglior bene, che e' anche quello universale, perché' siamo consapevoli che "non esiste niente la' fuori" che non sia il riflesso di "cio' che sono dentro". Il lavoro e' solo dentro di noi, il "conosci te stesso" dei greci e dei templari era questo: ascoltiamo ogni emozioni e ringraziamo ogni persona, luogo, avvenimento che l'ha risvegliata ( l'emozione e' già' dentro di noi...l'esterno solo la risveglia), e lavoriamoci, chiediamo ci da dove arriva, perché' la sento, cosa mi ricorda, da dove e' nata e quando. Andiamo indietro nel tempo e ricordiamo...e saniamo. Con Reiki, con Ho oponopono, con la meditazione, con la Chiave Mariana, con la pulizia del'aura, con l'analisi psicologica...con quello che vogliamo ma saniamo. Ogni volta che agiamo controvoglia, che siamo in un luogo desiderando di essere altrove, che aiutiamo perché' e' d'obbligo, che viviamo per convenzioni sociali stiamo creando energia pesante e densa che non svanisce. Come possiamo solo pensare di divenire totali responsabili della creazione della nostra realtà' se continuiamo a seguire la mente che parla, le vocine interiori della vergogna, del perbenismo, della paura del giudizio, della paura dell'abbandono, del rispetto, della educazione. Rispettare noi stessi e' il primo passo per rispettare gli altri. So che sono concetti a volte ostici e che possono suscitare più' di una domanda, o reazione. Il concetto basico e' quello di non aver bisogno di regole, perché' siamo nell'amore e l'unica regola e' la consapevolezza che siamo tutti UNO. Fino a che non abbiamo aperto quel canale, potremmo iniziare il cammino della coerenza con noi stessi.
Un abbraccio di Luce e Amore.
Nessun commento:
Posta un commento